Silvia Fanny non ha scelto di fare arte.
È accaduto il giorno in cui un truciolo incandescente si è adagiato sulla sua mano.
In quel gesto involontario, ha riconosciuto se stessa:
un’idea che si genera nel momento esatto in cui la materia si spezza.
Da allora, osserva il truciolo come si osserva un pensiero che nasce.
È instabile, affilato, imprevedibile.
Accanto a lui c’è il particolare meccanico, lucido, definito, razionale.
Insieme non sono solo tecnica: sono la forma visibile della mente umana.
Da un lato l’analisi, il progetto, il margine.
Dall’altro l’intuizione, lo scarto, il gesto che devia.
Silvia vive esattamente in quell’intervallo.
Attraversa la meccanica come un linguaggio.
Attraversa l’arte come una domanda.
Non decora. Scompone.
Non rappresenta. Formula.
, e la meccanica incontrerà la moda, l’arte e il desiderio
ma prima di tutto incontrerà il vostro cuore
trasformandolo in un vortice passionale di trucioli vaganti
o semplicemente nel più splendente degli acciai…